Chi ama il thriller non potrà non ritrovare in questo bel romanzo molti riferimenti cinematografici e letterari: il cattivo, il criminale che scatena la lotta della polizia contro il tempo, ricorda, per il modo di infierire sulle vittime, il John Doe di Seven (David Fincher), le indagini si sviluppano sulla base del profiling attuato dal commissario Battaglia, un mix di Jason Gideon (Criminal Minds) e Jetro Gibbs (NCIS), ma con l’aspetto di Hetta (NCIS L.A.), mentre i dubbi e le domande sulla malvagità del serial killer mi hanno riportato alla mente Pietà per gli insonni di Jeffery Deaver. Insomma un romanzo tutt’altro che banale, decisamente credibile e ben strutturato: tutti i nodi vengono al pettine e ogni singolo tassello trova il proprio posto. Molto approfondite le indagini psicologiche e particolarmente riuscita è la caratterizzazione dei personaggi, in particolare dei quattro bambini che si trovano al centro dell’azione, che, con il loro sodalizio amicale, ricordano molto da vicino il Club dei Perdenti di kinghiana memoria E in tutto questo bendidio trova posto anche la scenografia, il paesaggio montano del trentino, descritto con particolari sensoriali, che ti catapultano in quei boschi, sotto quella neve e ti fanno ricercare un po’ di tepore nella birreria del paese. Anche dal punto di vista stilistico il romanzo, pur essendo un thriller, quindi improntato all’azione, non perde mai la sostanza, e nonostante la truculenza di alcune scene, l’autrice non scade mai nello splatter, ma lascia intuire, immaginare. Insomma, un romanzo da leggere tutto d’un fiato, coinvolgente e che ben si presterebbe alla trasposizione cinematografica oltre che ad essere la prima di una lunga serie di indagini del commissario Teresa Battaglia, personaggio complesso e che ancora molto ha da svelare di sé.

recensito da Patty Barale