Gente del sud è un romanzo ambientato in un paese immaginario, Belsignano, luogo che rappresenta uno dei tanti comuni dell’entroterra della Murgia, in Puglia. L’autore racconta le vicissitudini di una famiglia contadina, i Parlante, dal 1895 al 1978, in questo lasso di tempo si susseguono ben cinque generazioni. Sebastiano, detto Bastiano e Papanonno dai propri familiari, è il patriarca, il capofamiglia, colui che ha la responsabilità attiva e che prende le decisioni irremovibili; è un possidente terriero, in continua ricerca della propria ricchezza ma soprattutto dell’affermazione è della considerazione da parte dei “signori” e dalla parte abbiente del paese. I Parlante non sono braccianti o semplici lavoratori terrieri e dalla borghesia di Belsignano non sono equiparati come loro. La moglie Checchina, i figli Aniello, Costanzo, Ciccio e Vicenzina, vivono perennemente all’ombra della figura imponente di Bastiano. L’unico che riesce a dare una svolta alle condizioni sociali e familiari è Cipriano, figlio di Costanzo è nipote di Bastiano. Nei tanti anni, tra tante difficoltà, riesce, grazie alle sua caparbietà e capacità imprenditoriale, a migliorare la propria attività e le sorti della propria famiglia e del proprio paese. I Parlante, insieme alle diverse storie di vita di Belsignano, affrontano con ostilità gli eventi storici importanti e significativi del novecento italiano. I primi scontri sociali e lotta di classe dei primi del novecento, la guerra di colonizzazione libica, la Prima guerra mondiale, il biennio rosso, l’avvento e l’affermazione del fascismo, la Seconda guerra mondiale, la nascita della nostra Repubblica e le tre grandi emigrazioni verso le Americhe e il nord Italia, fanno da contorno evidente in questo romanzo. L’autore riesce ad evidenziare in modo esemplare come i grandi eventi storici possono cambiare la vita e il proprio destino di uomini anche semplici di un paese del profondo sud italiano.

recensione di Antonio Martino