La fiera delle vanità è un luogo dove tutto è molto vano, stolido e perverso. “Da La fiera delle vanità”

William Makepeace Thackeray (Calcutta, 18 luglio 1811 – Londra, 24 dicembre 1863) è stato uno scrittore britannico. Viene riconosciuto come uno dei scrittori inglesi più importanti dell’età vittoriana, autore di uno dei romanzi più famosi al mondo, La fiera delle vanità. Il 18 luglio del 1811 nasceva a Calcutta, William Makepeace Thackeray da  Richmond Thackeray e Anna Becher. Muore il 24 dicembre del 1863 a Londra a causa di un infarto.

I miei avi e la mia famiglia. Subisco l’influenza dell’amore.

Dai tempi di Adamo, in questo mondo, non è stato commesso un danno senza che alla mia origine non ci fosse una donna. Sin dalle origini della nostra famiglia (in tempi che dovevano essere molto vicini a quelli di Adamo, tanto nobili, antichi, illustri sono i Barry, come ognuno sa), le donne hanno avuto una parte estremamente importante nei destini della stirpe. Penso che non ci sia persona in Europa che non abbia sentito parlare dei Barryogue, del regno di Irlanda: un più famoso nome si potrà trovare in Gwillim o D’Hozier; e, sebbene da uomo di mondo io abbia imparato a disprezzare con tutta l’anima le rivendicazioni di molti pretendenti ad un casato illustre, che non hanno genealogia più antica del servo che mi lucida le scarpe, e sebbene derida sprezzantemente le vanterie di molti miei compatrioti che si vorrebbero tutti discendenti dai re d’Irlanda, e che parlano di un loro fondo a stento sufficiente a nutrire un maiale, come se si trattasse di un principato, tuttavia l’amore della verità mi impone di affermare che la mia famiglia era la più nobile dell’isola, e, forse, di tutto il mondo; e che i suoi possedimenti, ora insignificanti, perduti in seguito alla guerra, al tradimento, all’andar degli anni, alla stravaganza dei miei maggiori, alla nostra fedeltà all’antica fede degli avi e al sovrano, erano anticamente di vastità inimmaginabile, e comprendevano molte contee, in un tempo in cui l’Irlanda era molto più ricca di ora.
“Incipit, Le memorie di Barry Lyndon”