La protagonista della storia è Amanda Martìn, la figlia adolescente del capo della sezione omicidi di San Francisco e una giovane donna che pratica la medicina olistica, un po’ hippy e parecchio empatica. Amanda, nonostante la giovane età, è una ragazzina intelligente, equilibrata e portata ad essere una leader. Ed è così che diventa “maestra” del gioco di Ripper, un gioco di ruolo che ha come obiettivo la cattura di Jack lo Squartatore. La squadra del gioco di Ripper è composta da un ragazzo paraplegico, che ha assunto il ruolo della gitana Esmeralda, un adolescente del New Jersey, che impersona Sir Edmond Paddington, una diciannovenne con disturbi alimentari, che ha il ruolo di Abatha la sensitiva, e da un orfano che impersona Sherlock Holmes. A completare la variegata squadra c’è il nonno di Amanda, lo sbirro Kabel, che si è unito al gioco per non perdere d’occhio la volitiva nipote. Quando la sensitiva Celeste Roko annuncia che San Francisco sarà colpita da un bagno di sangue, i ragazzi decidono di impiegare le loro energie nello scoprire l’omicida seriale. E’ questo l’inizio di una investigazione inusuale, in cui gli investigatori hanno un ruolo secondario! E comincia anche “ad avanzare” una carrellata di personaggi ben caratterizzati nelle loro personalità, ognuno dei quali, seppur pittoresco, avrà un ruolo degno di nota nella storia. Il libro nel complesso non è male. Parte un po’ in sordina, con una narrazione che si dilunga, ma alla fine la suspence e il ritmo hanno il sopravvento e l’indagine dei ragazzi, fondata tutta sulla logica e le intuizioni, coinvolge il lettore. Probabilmente la Allende non si è trovata proprio a suo agio nel creare un giallo, ma è riuscita a creare qualcosa di godibile e, a tratti, avvincente.

Anto Spanò