Il tamburo di latta di Günter Grass è un viaggio nella mente del protagonista, Oskar Matzerath. Romanzo complesso, profondo, a volte non facile, ma che ci restituisce un senso della realtà diverso, forse più vero, più soggettivo. Il contesto è quello della Polonia-Germania all’inizio del ’900, con tutto ciò che questo periodo ha portato con sé: la guerra, la miseria, l’ascesa e il crollo della Germania. La nostra avventura avrà inizio col racconto, quasi leggendario, dell’incontro fra i suoi nonni e del surreale concepimento di sua madre. I ricordi partiranno dai primi momenti della sua vita, le prime conoscenze, le prime sensazioni. Oskar non sarà un ragazzo come gli altri. Affetto da una malattia che non gli permetterà di crescere in altezza, dotato di una capacità ritmica che gli farà amare il suo tamburo e di una voce capace di infrangere il vetro più solido, descriverà gli avvenimenti, della sua vita e di chi lo circonda, insignificanti o importanti, con tinte personali, da punti di vista inaspettati, a volte grotteschi, colorandoli come solo la sua fantasia da eterno infante potrà fare. Lo stesso incidente che lo farà improvvisamente crescere, in un momento drammatico per lui e per chi lo ama, sarà interpretata dal protagonista come volontà di guarire, come volontà di non essere più un bambino, facendogli perdere anche la capacità di infrangere i vetri con l’uso della voce. Fondamentale nel suo percorso di vita sarà l’incontro con Maria, sua presunta amante, ma reale compagna di suo padre. Un’amicizia che lo accompagnerà fino a giorni in cui ci narra la sua storia. Günter Grass, nato a Danzica, ha raggiunto la massima popolarità con “Il tamburo di latta”, da cui, nel 1979, è stato tratto l’omonimo film diretto da Schlöndorff. Vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1999 e grazie alle sue molteplici opere letterarie, è uno degli scrittori più conosciuti e talentuosi del panorama europeo, nonché un artista a tutto tondo, con le sue sculture, drammi e saggi.

Renata Pappalardo