Darrell Standing professore di agronomia all’università della California, è rinchiuso nella prigione di San Quentin condannato all’ergastolo per l’uccisione dì un suo collega. Restio all’osservazione del rispetto delle rigide regole carcerarie, anticonformista e d’indole irrequieta, Standing viene “bollato” come detenuto incorreggibile. A questi reclusi vengono impartite regole più ferree, quali l’isolamento coatto, digiuni forzati e torture. Buona parte del romanzo è centrato sulle sensazioni personali che Standing vive, quando è costretto a rimanere per lungo tempo con una camicia di forza. In questo momento drammatico e disumano, grazie ai consigli di un suo vicino di cella, riesce a “vivere” altre vite parallele, a essere testimone e protagonista di eventi storici reali, quali l’uccisione di Gesù, il massacro dell’Utah del 1857. Questa è la particolarità dell’opera che maggiormente mi ha impressionato, l’esperienza extracorporea, l’autoscopia, il viaggio indefinito spazio -temporale tra l’onirico e la realtà. Il romanzo è anche una denuncia sulle condizioni carcerarie, una condanna forte all’istituzione della pena di morte. Quando uscì questo romanzo, fece molto scalpore a livello politico e sociale, contribuii decisamente a favorire una legislazione più equa per il sistema carcerario californiano. Il vagabondo e le stelle è un testo difficile da raccontare, la trama apparentemente semplice nasconde una moltitudine di oscurità inenarrabili, si possono vivere solamente assaporando direttamente le sue pagine. Leggetelo!

Edizione Feltrinelli