“Decifrare questi dettagli è per me necessario, ora, mi si impone con necessità in quanto li ho rimossi sicura del fatto che non significassero nulla.” Delicato: questo è il primo aggettivo che mi viene in mente se penso a questo libro. Fa riferimento soprattutto allo stile della Ernaux, che leggo per la prima volta. Questo romanzo autobiografico infatti si legge molto velocemente, non solo per l’esiguo numero di pagine, ma anche perché ha una scrittura molto scorrevole, leggera, quasi leggiadra. L’autrice si sofferma sull’incomunicabilità che ha caratterizzato il rapporto tra lei e il padre il quale, a causa del suo passato, ha vissuto sempre in conflitto col mondo, sempre con vergogna. L’analisi che lei fa del padre è molto approfondita, tuttavia non si estende all’autrice stessa che ci racconta chi era il padre, il suo passato, ma non ci spiega come questo abbia influenzato il proprio modo di essere, la propria personalità. “Il posto” è un libro che mi è piaciuto ma non posso definirlo indimenticabile. In realtà, credo che questo dipenda dal fatto che mi manchi leggere qualche parte essenziale della sua opera perché proprio ieri la scrittrice ha vinto il #Nobel per la #letteratura 2022, che le è stato assegnato dall’Accademia Svedese “per il coraggio e l’acutezza clinica con cui scopre le radici, gli estraniamenti e i freni collettivi della memoria personale”.

Alessandra Micelli