In uno sperduto villaggio del Giappone,  lontano dalla civiltà, un gruppo di ragazzini giocano in uno scenario desolante post-guerra tra polvere, resti di case crollate e tanta miseria. Tutti in comune soffrono una fame che niente calma, unita alla tristezza di ‘voler’ sopravvivere ad ogni costo, ogni giorno.  Chi comanda questa piccola banda di cercatori è “Labbro leporino”,  lo svelto e capace ragazzino che dirige la ricerca e la cattura  dei cani selvatici ed erbe varie che poi rivendono per poter guadagnare qualche soldo per mangiare. Tra di loro c’è il nostro eroe detto “Rana”, suo  subalterno che vive con il padre, cacciatore di pelli di donnole e un fratellino. La vita, resa mesta dalla condizione precaria,  un giorno non ‘piovoso’ cambia quando Rana trova un soldato americano, rimasto ferito dopo la caduta di una aereo che aveva sorvolato a lungo il villaggio. L’uomo che girava con fare sperduto,  affannato e affamato, diventa subito la loro preda, idolo e compagno di giochi.  Denunciare l’accaduto alle l’autorità centrali oppure pensare di sfruttare la situazione? Tutto il villaggio è interessato all’avvenimento ma il padre di Rana,  decide di trattenere l’uomo nero per fare soldi! Allora lo chiude per sicurezza nello scantinato di casa sua in modo che non fugga o venga rapito dagli altri, con una catena mani e piedi come i cinghiali. Si scatenano le opinioni e i dubbi su come trattare un “colosso” dalla pelle nera, lucida e grassa, grandi mani, all’apparenza buono e paziente che condivide le povere e poche minestre, che dorme molto sotto la botola e non sa spiegarsi come si trovi lì e parla un’altra lingua. L’attesa su cosa fare rende tutti nervosi senza riuscire a dare una svolta al problema di doverlo mantenere in vita e soprattutto quando  l’uomo, resosi conto d’essere ormai un animale d’allevamento, tenta di reagire cercando  di strozzare Rana con cui aveva confidenza. Egli ha capito che forse vogliono portarlo dalle autorità  per farlo fucilare ed è furente; a questo punto la confusione prende mano e si lascia che gli eventi voltino al peggio! La storia, forse autobiografica, iniziava con descrizioni quasi bucoliche dell’ambiente tra alberi,  piante nel crepuscolo in cui bimbi fanno giochi  innocenti nonostante la guerra lontana, che si palesa vicina, quando la crudeltà arriva tra loro fino ad uccidere in loro presenza. Bambini innocenti che in breve tempo diventano uomini crudeli. Una lettura un po’ impegnativa, ma da apprezzare tenendo presente l’impegno sociale e politico dell’autore, Premio Nobel 1994, contro la guerra;  dotato di una penna  decisa, riesce a mantenere anche con contrasti feroci, un ruolo ben fermo nella storia letteraria giapponese e mondiale

Maria Cisonna