“Meglio perdersi che non trovarsi mai, io credo. Meglio aver viaggiato tanto che aver passato una vita fermi sul porto a rimpiangere il mare. Soprattutto, meglio poter dire di essere stati tanto felici.” “La misura eroica” è stata una scoperta bellissima. È un libro che ho divorato in due giorni, nonostante l’abbia trovato intenso, toccante, vero. L’ho sentito mio fin dalle prime parole: continuavo a appuntarmi frasi che leggevo e condividevo in ogni sfumatura. Andrea Marcolongo, una scrittrice italiana giovanissima che ha vissuto e vive attualmente all’estero, fa una profonda analisi sulla vita, sull’amore e sulla forza di cambiare. E lo fa a partire da due testi che hanno come protagonista il mare: uno è un manuale del 1942 su come abbandonare una nave, l’altro è il mito degli Argonauti su cui si sofferma in modo particolare. Salpare, viaggiare, sfidare la tempesta, naufragare, approdare. Lo fanno i marinai e lo facciamo tutti noi ogni giorno se decidiamo di partire, se scegliamo di cambiare ciò che non va, di lasciarci alle spalle il porto sicuro e andare per mare, verso i veri noi stessi. Un tema importante che il libro affronta in modo trasversale è il valore delle parole, che l’autrice sostiene siano in grado di definire anche noi stessi e ciò che abbiamo dentro. In una società dove l’immagine, le slides e le emoticon fanno da padroni, “La misura eroica” rivaluta la parola, la sua origine, il suo significato ridonandole il rispetto che merita. La Marcolongo affronta tutto questo con un bagaglio di conoscenze molto importante che deriva dai suoi studi classici, ma la sua penna non abbandona mai lo stile fresco e contemporaneo che lascia il lettore ammaliato a ogni pagina. Consiglio questo libro sempre: prima, dopo, durante una crisi, a qualunque età, qualsiasi viaggio abbiate deciso di compiere o non compiere attraverso gli abissi più profondi della vostra anima.

 

Alessandra Micelli