La storia si apre in una fredda e nebbiosa notte di febbraio, quando lo psichiatra di un piccolo paesino di montagna viene urgentemente svegliato per soccorrere l’agente speciale Vogel. Ma chi è l’agente Vogel? E’ un agente di polizia noto per aver risolto diversi casi, ma soprattutto è noto per la sua abitudine di “far spettacolo” davanti le telecamere. Ed è proprio delle telecamere e dei giornalisti d’assalto che Vogel si è servito per condurre, durante le feste natalizie, le indagini sulla scomparsa di un’adolescente, Anna Lou. Ma le indagini risalgono a qualche tempo prima, perchè l’agente speciale è tornato proprio lì dove tutto è cambiato, anche per lui? Dal racconto che Vogel farà allo psichiatra, noi lettori assistiamo a tutta l’indagine fatta di poche ricerche effettive e di tante mosse per attirare l’attenzione mediatica sul caso e sulla persona stessa di Vogel, la cui carriera è macchiata da un grande errore. Errore che vuole far dimenticare ai superiori e all’opinione pubblica. In questo libro Donato Carrisi ha sicuramente trovato ispirazione dai recenti fatti di cronaca nera italiana e, in parte, è sicuramente un atto di denuncia verso la spettacolarizzazione che oggi si fa intorno alle indagini e al dolore di famiglie inermi. Tutta l’indagine gioca sul dubbio di colpevolezza che grava su un membro della piccola comunità fin quasi all’ultima pagina. Cosa che ovviamente incuriosisce e porta ad accelerare la lettura del libro. La storia è, pertanto, ben costruita e i protagonisti ben delineati. Così ci si trova a parteggiare ora per l’uno, ora per l’altro. Meriterebbe un 6,5, ma il voto lo faccio salire un po’ perchè proprio alla fine è riuscito a farmi esclamare: “Sono proprio tonta! C’erano così tanti indizi lasciati qui e là, che, quest’ultimo fatto, avrei dovuto capirlo prima!”.

Anto Spanò