Questa breve ma significativa ed intensa opera, tratta un argomento politico sociale ancora discusso oggigiorno: la pena di morte. Come fosse un diario autobiografico, il protagonista narra gli ultimi giorni di vita di un condannato, specificando le proprie impressioni emozioni e paure ma evidenziando anche in modo più generalizzato le crepe di una società che utilizza la condanna a morte come strumento di giustizia. Il condannato non ha un nome, viene raccontato poco e non in maniera dettagliata il suo trascorso. Questa è stata una scelta consapevole dell’autore francese per mettere in risalto che la questione della pena di morte riguarda l’intera umanità. L’uomo attraverso questo strumento barbaro può essere sia la vittima che il carnefice. L’esecuzione diventa quasi un momento di festa, un evento da non perdere. Hugo descrive magnificamente la spettacolarizzazione della morte. L’attrazione del macabro e del momento in cui la lama della ghigliottina scenderà superano di gran lunga la sete di vendetta e d’immaginativa giustizia del popolo. In queste 100 pagine o poco più, Victor Hugo regala all’intera umanità, un saggio di condanna sulla pena di morte come strumento di giustizia. È un inno alla vita e della vita.

Ed. Mondadori

Antonio Martino