Può un cuore colmarsi di così tanta devozione, amore e disperazione da consumarsi piano piano fino all’ultimo alito di respiro? Questa è la domanda che mi sono posta più e più volte nel corso di questa lettura! Hardy si conferma un maestro nel scavare l’animo umano incastonando le minuziose sfumature dell’anima alle minuziose descrizione della natura! Il romanzo è ambientato in un piccolissimo borgo inglese ai margini di un bosco. È lì che prende forma la storia raccontata tenendo costantemente presente il paesaggio circostante. È il bosco il vero protagonista della storia, che accompagna gli eventi e non manca di mostrarsi in ogni suo aspetto, dai colori che sfoggia nelle diverse stagioni dell’anno, il vento che attraverso i rami sussurra, la desolazione degli alberi spogli, il rifiorire a primavera in tutta la sua suprema bellezza! La storia dei personaggi è un susseguirsi di decisioni sbagliate, di struggimento e malinconia dove gli antagonisti principali sono l’assurdo e spesso inutile attaccamento alla reputazione e a quello che in quel periodo era il decoro. Era un’epoca in cui “sporcare” il nome della famiglia con un gesto avventato, era imperdonabile… e così che si consumano i sentimenti, taciuti, inespressi di tanti personaggi del romanzo! Il titolo del libro non rende il giusto merito a questo romanzo, lo trovo riduttivo, per ciò che racconta mi sarebbe piaciuto un titolo più corposo e ammaliante. Come racconta la natura e i paesaggi Hardy, nessuno mai. La sua penna regala vita a tutto ciò che racconta. L’ho finito e vorrei ricominciare a leggerlo solo per perdermi nel racconto di quelle radure, sotto le pendici delle querce, lungo i sentieri, sentire lo scricchiolio delle foglie e sentire quasi il rumore della linfa a primavera scorrere nelle vene degli alberi di quel bosco.

 

Anastasia Pisani