“Sono stanca del livore. Sono stanca della rabbia. Sono stanca della cattiveria. Sono stanca dell’egoismo. Sono stanca del fatto che non facciamo niente per fermare tutto questo. Sono stanca del fatto che anzi lo incoraggiamo.” L’autunno è la stagione dell’introspezione, chiudiamo il viso in una sciarpa, aprendoci alle riflessioni e indugiamo nei ricordi. I lettori non temono l’autunno, l’annuncio della stagione fredda, i temporali e le domeniche uggiose. Sul comodino li attendono i libri ritenuti impegnativi per l’estate. Mi piace chiamarli i romanzi da tazza fumante, ben diversi da quelli con ghiaccio e cannuccia, da scolarsi sotto l’ombrellone. “Autunno”, nominato dal New York Time tra i primi 10 libri migliori del 2017, è il primo volume della tetralogia della scrittrice scozzese, che si è conclusa quest’anno con la pubblicazione di “Estate”. Ali Smith è un’autrice di rara sensibilità, ma la sua è una scrittura che non arriva subito. Non si prova neanche un’immediata empatia/simpatia per i personaggi: una ricercatrice universitaria trentenne torna dalla madre, da Londra per prendersi cura di un vicino di casa centenario. Dal referendum per l’uscita del Regno Unito dall’unione europea, alla Brexit fino alle colorate atmosfere della Swinging London, tra passato e presente, fratture e speranze, divieti e desideri, Ali Smith scava lenta e con maestria lascia il solco.

 

recensione di Beatrice Maffei