Una commedia in tipico stile Pirandelliano, che tocca tutti i suoi temi chiave quali la follia come fuga dalla realtà e l’idea della vita come maschera. Maschera reale e non metaforica in questo caso, perché il protagonista (di cui intenzionalmente non ci viene mai detto il nome per aumentare il senso di straniamento), vive da vent’anni sotto le spoglie del re Enrico IV di Germania, prima per necessità e poi per scelta; ma si tratta davvero di una scelta, o forse l’unico modo per affrontare un’esistenza in cui non si riconosce più è continuare la farsa? La commedia è tutta giocata su questo equilibrio sottile tra verità e finzione, in cui di volta in volta l’una sembra prendere il sopravvento sull’altra. L’azione si svolge interamente nella stessa stanza nel giro di poche ore ed il ritmo è piuttosto serrato, in un crescendo di di concitazione che porterà ad un finale inaspettato e ricco di pathos. Peccato solo che vista l’estrema brevità le atmosfere non siano così suggestive come in altre opere, l’ambientazione è un po’ asettica. Nonostante questa piccola pecca anche stavolta Pirandello non mi ha deluso, è una commedia che riesce a coinvolgere e spiazzare il lettore grazie alla profondità delle riflessioni e alla maestria con cui sono tratteggiati i personaggi.

Giulia Pontecorvo