Il solito Vitali, coi suoi personaggi sopra le righe e l’ironia leggera come un soffio di vento. Stavolta si parla dei mitici anni ’50, delle bocce e perfino di una trasferta in Svizzera, che allargherà un po’ gli orizzonti rispetto alla sempiterna Bellano. Anche lo stile porta il marchio di fabbrica dell’autore ed è sobrio e coinciso, come si addice al mondo fatto di gente semplice e provinciale che descrive. La trama stavolta per quanto esile era un po’ più articolata del solito, con vari piani sia spaziali che temporali. Peccato che manchi il finale ed il romanzo si concluda sul più bello, lasciando il lettore disorientato e frustrato: Vitali non è uno scrittore di un calibro tale da potersi permettere uno scherzo del genere, direi che stavolta ha voluto strafare e non gli è riuscito granché bene. Insomma già di solito i suoi libri scorrono come acqua fresca, figuriamoci qui dove non c’è nemmeno una conclusione.

Giulia Pontecorvo