La guerra arriva improvvisa e sconvolge la vita di tutti, anche quella di Kurt. Egli era destinato a vivere una vita semplice, a compiere un lavoro manuale, quello del padre. Era già pronto per diventare un eccellente sarto e assumere la guida del laboratorio di famiglia, ma è stato costretto a mollare tutto per servire la patria come soldato. Ma Kurt, nonostante sia di nazionalità tedesca, è un uomo sensibile, non uno di quei mostri crudeli che hanno caratterizzato la seconda guerra mondiale. E di fronte alla violenza gratuita e all’orrore, il suo corpo si ribella…Da quel momento non è più in grado di provare emozioni. Resta chiuso per molto tempo in una clinica psichiatrica e sottoposto a cure mediche, ma niente da fare! Nessun dolore, nessuna gioia, ma solo una riacquistata, con molta fatica, quotidianità. Solo di fronte allo stesso dolore, anni dopo, una lacrima. Non male! Per la prima volta mi sono ritrovata a leggere un libro che parla della seconda guerra mondiale con un protagonista “insolito” che mette in evidenza il fatto che tra i tedeschi non c’erano soltanto uomini spietati, concordi con la politica hitleriana. E poi, anche un altro tema “scottante”, la reazione al dolore. E da qui seguono le domande a cui è quasi impossibile rispondere: possono il corpo e la mente proteggerci, crearci una corazza protettiva? La perdita della sensibilità è un sollievo o una condanna?

Anto Spanò