A Timpamara, paese immaginario, centro un tempo famoso per la sua industria produttrice di carta, vive Astolfo Malinverno bibliotecario del piccolo borgo. Un giorno il sindaco gli affida un altro compito, quello di diventare anche il custode del cimitero. Astolfo che conduce una vita ordinaria e senza pretese, all’inizio è restio al nuovo incarico. Costretto ad accettare questo lavoro supplementare, scoprirà quanto i due mondi apparentemente così lontani, in realtà siano molto vicini e complementari. Si “affezionerá” a quelle lapidi prive di foto o di nomi, in particolare avrà cura di una tomba dove l’immagine di una donna affascinante senza nome sarà per lui la sua Emma Bovary. Domenico Dara con la sua scrittura poetica e malinconica esalta il personaggio principale. In Astolfo il lettore non potrà non provare empatia per il suo carattere dolce e introverso, per il suo animo sensibile e la sua proverbiale umanità. Tutto è contornato dall’arcano della donna misteriosa della lapide senza nome, la curiosità di scoprire chi essa sia, è un elemento fondamentale per rendere la lettura ammaliante. L’autore è riuscito in modo magistrale a unire in un unico filo conduttore letteratura e morte non in maniera cupa e tetra, ma con uno stile delicato capace di far scappare anche un sorriso. È un romanzo che è una dolce carezza al cuore.

Ed. Feltrinelli

Antonio Martino