“Il derubato che sorride, ruba qualcosa al ladro, ma chi piange per un dolore vano, ruba qualcosa a se stesso.”

Questa è la terza opera di Shakespeare che leggo e anche questa volta non ne sono rimasta delusa! Pur essendo scritte secoli fa, pur essendo in alcuni passi un po’ irrealistiche per esigenze di scena, le tragedie dell’autore inglese a me coinvolgono tanto da farmele leggere in poche ore. “Otello” mi ha addirittura lasciato la voglia di vederlo rappresentato a teatro. La gelosia del protagonista, il doppiogioco di Jago, la buonafede di Desdemona: sono icone che non possono essere perse. La storia la conoscete tutti: Otello e Desdemona si sposano nonostante la contrarietà del padre di lei a causa del colore della pelle del genere. Jago, amico di Otello, trama alle spalle del moro per prenderne il posto di comando e vendicarsi. Otello si lascia ingannare e si convince dell’infedeltà della moglie, che invece rimane fino alla fine innamorata del compagno. Come nel Mercante di Venezia, ho ritrovato la positività dei personaggi femminili (in entrambi i casi molto affidabili) e una sorta di richiamo al tema razziale (ovviamente affrontato con gli strumenti dell’epoca).

Alessandra Micelli