Zia Mame è un’eccentrica zitella la cui unica preoccupazione è quella di vivere sempre sulla cresta dell’onda. Fra feste e gran galà, tutto quello che si aspetta è di continuare a condurre la sua esistenza con la leggera stramberia che la contraddistingue. Quando il piccolo Patrick, undicenne figlio di un defunto fratello, viene condotto alla sua porta e zia Mame viene nominata sua tutrice, la sua reazione è al contempo entusiastica e inconsapevole e preannuncia la sintesi di quello che sarà la loro convivenza: un vero e proprio disastro. Perché Mame non ha idea di come si cresca un ragazzino, non possiede le conoscenze educative basilari né i più rudimentali strumenti di pedagogia. Così, spesso si limiterà a spingerlo nel mondo con la curiosa vitalità di un’osservatrice disinteressata, fra iscrizioni a istituti scolastici improbabili e imprese lavorative quasi sempre fallimentari. In una New York agli albori del secolo scorso, il lettore seguirà le vicende dei due protagonisti attraverso due generazioni, e vedrà Patrick affannarsi dietro alle gesta di Mame, che si faranno, col passare degli anni, sempre più perniciose e strampalate. Alla fine del romanzo, nessun lettore potrà negare di avere riconosciuto, in Patrick, un ragazzino maledettamente felice e, in un modo assolutamente grottesco e paradossale, un adulto tutto sommato risolto.

Stefania Russo