Dad Lewis è un uomo anziano e malato. Vive a Holt, in Colorado, dove le giornate riservano calure asfissianti e piogge estemporanee. Sono Mary (sua moglie) e Lorraine (sua figlia) ad assisterlo nei suoi ultimi giorni di vita. Dad è un uomo retto e rispettato e tutta la comunità lo omaggia con calore e riconoscenza. Tuttavia, nella sua vita si celano alcune ombre. L’assenza di suo figlio Frank, scappato di casa molti anni prima a seguito di una discussione, e un brutto dissapore con un dipendente disonesto, lo tormenteranno fino alla fine, portandolo a interrogarsi su temi come l’integrità morale, gli orientamenti sessuali, il significato di giusto e sbagliato e l’inesorabilità della morte. “Benedizione” è un testo necessario, o almeno questa è stata la mia prima impressione. È necessario per interiorizzare la nostra fallibilità e prendere coscienza delle debolezze umane. Con una prosa delicata e confortante, Haruf riesce nella mirabile impresa di appassionare il lettore senza prevedere plot twist spettacolari o avvenimenti strabilianti. Haruf parla di sentimenti, e lo fa con la voce discreta dei grandi narratori, alla stregua di Comac McCarthy o John Edward Williams. Un libro che fa sgorgare lacrime spontanee e che, una volta chiuso, lascia nel lettore la straziante consapevolezza che, a volte, il modo migliore per raccontare una storia è sussurrarla.

Stefania Russo