Alexander Puskin, Eugenio Oneghin (1823) è un lungo racconto scritto in versi in forma libera e la prima bella opera non profana nella letteratura moderna russa. Una vera rivoluzione poetica! L’autore realizzava lo scopo di “far scendere in terra la poesia” per renderla docile e viva ripudiando tutte le regole che sino allora si opponevano alla libertà di un poeta. Il giovane Eugenio, nobile e snob ed educato alla moda europea, non sa come passare il tempo e decide di andare a vivere a San Pietroburgo dove c’è movimento; ma nemmeno lì la sensazione di inutilità lo abbandona. La sua nuova residenza rimane nella campagna russa desolata dove incontra una ragazza bella ed onesta,Tatiana, che abita nella tenuta non lontana; la giovane subito s’innamora disperatamente di lui che però la ritiene non abbastanza bella per un dandy e cinico come lui e la respinge. Nel frattempo guarda da seduttore alla sorella di Tatiana, Olga, fidanzata con l’amico poeta idealista Lenskij. Quando Lenskji capisce cosa sta succedendo, preso da una terribile gelosia lo sfida a duello ma è ucciso da Eugenio. Anni dopo Eugenio rincontra Tatiana, ora moglie di un generale altolocato, che lo ama ancora ma non è disposta a seguirlo! E lui ritorna a vagabondare in cerca della felicità ma tutto è inutile! È un capolavoro di poesia in cui si percepisce l’atmosfera dolce ma triste dei paesaggi russi, della vita tumultuosa di San Pietroburgo ed i sentimenti dei personaggi nelle varie sfaccettature.      La lettura è veloce e appassionante tra moderni eroi ed eroine! Buona lettura!

recensione di Maria Cisonna