Con questo nuovo libro Marcello Simoni si conferma ancora come il più grande scrittore di romanzi ad ambientazione storica dell’epoca moderna. Il periodo storico dove le vicende sono narrate il medioevo più profondo, all’epoca di Carlo Magno per intenderci, nelle lagune di Comaclum (l’odierna Comacchio). Come spiegherà alla fine del libro, non è stato molto facile ricostruire Comacchio del passato, non c’erano ancora cattedrali e palazzi imperiali, borghi e contrade. Comaclum all’epoca era formata da diverse insulae (porzione di abitato circondato da fosse e canali). Non si sapeva che lingua parlassero, le usanze, ignoti anche l’ordinamento sociale, la forza militare e le ricchezze possedute. L’autore quindi, ha dato vita ad una storia frutto in buona parte inventata, anche se i riferimenti storici sono molteplici: da Carlo Magno ai Longobardi, dalla dominazione Bizantina alla Venezia ottomana. La storia inizia con un ritrovamento di un sarcofago durante una tempesta nelle lagune di Comaclum contenete il corpo di una giovane fanciulla. Da questo episodio gli abitanti dell’insulae sono divisi dal giudizio: il vescovo Vitale lo considera un miracolo, l’abate Smaragdo un cattivo presagio. In queste circostanze tutta la comunità si trova coinvolta in intrighi, ambizioni di potere e segreti di famiglia. E mentre la vita tranquilla della popolazione è stravolta da questo evento, c’è un’insidia più reale che minaccia le sorti di Comaclum: la guerra tra Carlo Magno e Bisanzio, dove lo scontro potrebbe avvenire nella piccola civica perché è un ottimo centro strategico per il commercio di spezie e olio. Nonostante non vi siano fonti concrete per definire l’antica Comacchio, la storia dell’epoca è molto delineata. Marcello Simoni ha la capacità di catapultare il lettore in avventure straordinarie, come se si stesse vivendo dentro le vicende narrate. Il suo stile di scrittura è molto invidiato. Da una sua intervista: cerco di elaborare una prosa sempre più asciutta e spontanea, non solo armonizzare le nozioni storiche, ma creare un linguaggio vero e proprio, maccheronico che si nutre di italiano infarcito di qualche latinismo e perifrasi particolarmente colorita. Non c’è ancora un suo libro che ha trovato in me riscontri negativi. La dama delle lagune, nonostante le quasi 500 pagine, avrei voluto che non finisse mai. Chissà se lo scrittore ha già qualche idea per un continuo? La cosa mi allieterebbe assai.

Elena Antonini