Le vicende narrate in quest’opera nascono nello Yorkshire agli inizi del 1800. È la storia di una giovane donna, Caroline, nipote del reverendo della contea, la storia di un uomo, Robert, che attira su di sé il disprezzo della classe operaia a causa delle sue idee di progresso. La gestione della sua filanda è al centro del passaggio dalla manodopera all’utilizzo di macchinari con il conseguente malcontento della gente che si trova privata del lavoro, e poi è la storia di un’altra giovane donna, Shirley, ereditiera di un’intera tenuta che si stabilisce in questo piccolo borgo. La prima riflessione che ho fatto durante la lettura è stata la scelta del titolo un po’ fuorviante… Shirley è uno dei personaggi della storia ma non la protagonista assoluta. Prima di fare la conoscenza di Shirley l’autrice disegna scrupolosamente l’ambientazione e gli personaggi che compongono il romanzo. Tante pagine e tanti capitoli bisogna leggere prima di arrivare a Shirley che comunque entra nella narrazione senza stravolgere il racconto, non ruba la scena, la arricchisce. Il romanzo parte un po’ in salita, a tratti risulta scoraggiante se non fosse per lo stile narrativo di elevato livello. Anche in quest’opera Charlotte Brontë dimostra di essere una fuoriclasse! Il romanzo, come detto parte in salita per poi trovare terreno pianeggiante e galoppare nei capitoli finali! Le protagoniste femminili sono una l’opposto dell’altra, Shirley è fuoco, Caroline è acqua! Temeraria e determinata la prima, mite e discreta l’altra. Non c’è stato un personaggio che ho amato particolarmente ma poche ore dopo la fine della lettura già mi mancavano tutti.

Anastasia Pisani